sabato 30 dicembre 2017

EVENTI ASTRONOMICI 2018



Il 2017 è stato un anno ricco di eventi astronomici che ha trovato il culmine nell’eclissi totale di sole che ha interessato gli Stati Uniti d’America lo scorso 21 agosto.
Anche il 2018 regalerà agli astrofili e ai curiosi del cielo molti eventi astronomici. Di seguito un elenco suddiviso per mese, nell’augurio che possa essere utile agli appassionati e a coloro che ancora non lo sono e che desiderano avvicinarsi allo spettacolo del cosmo.
L’estate presenta molte occasioni per poter osservare il cielo approfittando delle temperature non rigide, mentre l’anno terminerà con il passaggio della cometa 46/P Wirtanen ad una distinza che potrebbe permetterne la vista ad occhio nudo. Cieli sereni.

Emmanuele Macaluso


Gennaio
> 2 gennaio – Superluna
> 4 gennaio – Sciame meteorico delle Quadrantidi
> 7 gennaio – Congiunzione Marte / Giove

Febbraio
> 23 febbraio – Appulso di Aldebaran

Aprile
> 24 aprile – Appulso di Regolo

Luglio - Agosto
> 27 luglio – Eclissi totale di Luna (dalle 20:30 alle 24:00 ora italiana)
> 31 luglio – Marte al perigeo
> 13 agosto – Sciame meteorico delle Perseidi (picco)
> Luglio / agosto – Marte in opposizione perielica (Marte non era così vicino alla Terra dal 2003. Nei mesi di luglio e agosto sarà possibile osservarlo in condizioni ottimali. Il pianeta rosso si presenterà basso sull’orizzonte e sarà particolarmente luminoso. La prossima occasione per vedere Marte così vicino sarà tra 15 anni.
> Luglio / agosto – 4 pianeti in allineamento (Venere, Giove, Saturno e Marte)

Ottobre
> 21 ottobre – Sciame meteorico delle Orionidi (picco)

Novembre
> 11 novembre – Congiunzione Luna / Saturno

Dicembre
> 14 dicembre – Sciame meteorico delle Geminidi (picco)
> 16 dicembre – Cometa 46/P Wirtanen (potenzialmente visibile a occhio nudo – distanza 11,6 milioni di km)

giovedì 14 dicembre 2017

PAOLO NESPOLI RIENTRA SULLA TERRA DOPO 139 GIORNI SULLA ISS




(L’equipaggio della Soyuz MS-05 poco prima del rientro. A sinistra Paolo Nespoli –Credit photo ESA/NASA)

Erano le 9 e 38 in Italia, quando questa mattina la capsula Soyuz è atterrata riportando sulla Terra l’astronauta italiano (ESA) Paolo Nespoli e i suoi due compagni di viaggio. Nespoli ha condiviso l’angusto spazio della capsula con gli stessi colleghi con i quali era partito lo scorso 28 luglio, l'americano Randy Bresnik e il russo Sergei Ryazansky.
Dopo 139 giorni a bordo della ISS, la Stazione Spaziale Internazionale, si è quindi conclusa ufficialmente la Missione VITA, dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), consegnando agli scienziati a terra preziosi dati scientifici, frutto di decine di esperimenti, molti di questi italiani.
Degli esperimenti effettuati da Paolo Nespoli ne abbiamo parlato nell’articolo che ha salutato la sua partenza e che è disponibile a questo link http://thecosmobserver.blogspot.it/2017/07/italia-nello-spazio-inizia-la-missione.html
Nespoli e i suoi compagni sono entrati nella Soyuz MS-05 poco prima delle 3 del mattino (ora italiana). La capsula si è sganciata alle ore 6:15 e ha seguito il normale iter per il rientro sulla Terra. Prima la corsa di rientro nell’atmosfera a circa 28.000 km/h, poi la frenata con l’apertura del doppio paracadute che ha portato la capsula a pochi metri dal suolo terrestre, dove con una “caduta controllata” ha dato l’ultimo “scossone” ai tre occupanti. Un urto controllato che fa parte delle normali procedure. Dopo pochi minuti, la squadra di recupero russo ha raggiunto la capsula per liberare gli astronauti dagli angusti seggiolini costruiti su misura.
Aperto il portellone, gli astronauti hanno sentito il freddo della steppa del Kazakhstan, che all’ora dell’atterraggio ha fermato i termometri a -16 gradi. Dopo il primo contatto con la squadra di recupero all’interno della capsula per avere le prime sommarie informazioni sullo stato di salute, si è proceduto allo sganciamento e all’estrazione degli astronauti.
Il primo ad essere estratto dalla Soyuz MS-05 è stato, come da prassi, il comandante, il cosmonauta russo Sergei Ryazansky. Il secondo è stato Paolo Nespoli. Infine per ultimo l’astronauta americano Randy Bresnik.
L’astronauta italiano è apparso un po’ provato dal viaggio di rientro e dal ritorno della percezione del peso dopo cinque in condizioni di microgravità sulla ISS. Stanchezza a parte si è  dimostrato soddisfatto per l’esito della missione e ha tranquillizzato i presenti sorridendo e mostrando il pollice alzato più volte.
Secondo le procedure, i tre dovranno sottoporsi adesso ai test clinici che rileveranno gli effetti della vita nello spazio sul corpo umano. Per Nespoli e Bresnik si prospetta di seguito la trasferta verso Houston in Texas (USA), per altri test clinici e per un periodo di riabilitazione.
È stata la missione dei record per Paolo Nespoli. Grazie alla Missione VITA e alle due precedenti (Missione STS-120 con lo Space Shuttle “Discovery” del 2007 e con la Expedition 26-27 “MagiISStra”  del 2010), Nespoli è ora l’italiano ad aver trascorso più  tempo nello spazio e ha superato le 5.000 orbite attorno al nostro pianeta.
Nel corso degli ultimi 5 mesi sulla ISS, Paolo ha effettuato – tra gli altri – ben 11 esperimenti italiani per conto dell’ASI. Uno degli ultimi è stato PERSEO, un giubbotto che utilizza delle sacche d’acqua per schermare gli astronauti dalle radiazioni cosmiche e del quale abbiamo parlato nell’articolo dedicato al centro ricerche SMAT (http://thecosmobserver.blogspot.it/2017/09/smat-visita-al-centro-ricerche-di.html).
Altri esperimenti, con importanti ricadute sulla Terra hanno visto il lavoro diretto di Nespoli. Quattro esperimenti sulla fisiologia umana (CORM, NANOROS, SERISM e MYOGRAVITY).
Uno per verificare l’efficienza dei sistemi attivi di scambio termico a bordo della stazione spaziale denominato ARTE. Altri esperimenti chiamati IN SITU (dispositivo portatile per analisi attraverso la saliva) e ORTHOSTATIC TOLERANCE (un programma di allenamento personalizzato). Infine, l’esperimento più gradito e offerto agli altri astronauti, denominato ISSpresso, che grazie ad un sistema ad alta temperatura e pressione ha permesso di preparare caffè.
Il prossimo astronauta ad andare a bordo della ISS sarà Luca Parmitano, alla sua seconda missione, attualmente in fase di addestramento.

Emmanuele Macaluso

giovedì 23 novembre 2017

PERSONAGGI E PERSONALITA’: FABIO FALCHI



Fabio Falchi è uno dei massimi esperti mondiali di inquinamento luminoso. È il primo autore dell’Atlante Mondiale dell’Inquinamento Luminoso (pubblicato sulla rivista scientifica “Science Advances” nel giugno 2016), ricercatore presso l’ISTIL (Light Pollution Science e Technology Institute) ed è il presidente di CieloBuio – Coordinamento per la protezione del cielo notturno.

(Nella foto Fabio Falchi – Credits: Emmanuele Macaluso per Cosmobserver)

È un pomeriggio di metà novembre, quando incontriamo Fabio Falchi presso l’Osservatorio Astronomico di San Benedetto Po in provincia di Mantova. Dopo le presentazioni, non abbiamo iniziato subito l’intervista come da prassi, ma è iniziato un confronto sul tema dell’inquinamento luminoso e sulla divulgazione di massa di questo problema. Un confronto che non solo ha riscontrato una “visione comune” del tema, ma ha messo in evidenza la grande passione, la competenza tecnica e la determinazione di Falchi.
Una competenza sviluppata in più di 35 anni, grazie - anche - alla collaborazione con un team di esperti e scienziati che ha preso forma a livello globale.

La prima domanda è d’obbligo: Quando è iniziato il tuo interesse per l’inquinamento luminoso?
Era il 1981, avevo letto un articolo di Piero Bianucci sulla testata “L’Astronomia”. Bianucci trattava il tema dell’inquinamento luminoso relativamente ad una ricerca della Specola Vaticana per l’individuazione di un luogo per il posizionamento del grande telescopio italiano che è stato successivamente costruito alle Canarie.
Allora ero già un astrofilo, e la mia passione per il cielo mi metteva di fronte a questo problema. Con l’andare avanti del tempo tuttavia, ed entrando più a fondo nel problema e nella sua evoluzione, mi sono reso conto che l’aspetto astronomico  andava in secondo piano rispetto ad altre questioni come le ricadute sulla salute e sull’ambiente.
Mi è stato chiaro fin da subito che alla mia generazione veniva preclusa la possibilità di vedere lo stesso cielo stellato che vedevano i nostri nonni. Eppure il contatto con il cielo è estremamente importante.
Mi viene in mente un aneddoto, secondo il quale, alcuni soldati americani impiegati in Afghanistan, guardando il cielo si sentivano più vicini a casa, perché riconoscevano le stesse costellazioni che potevano vedere anche dagli Stati Uniti. Evidentemente in patria avevano la fortuna di vivere in aree non inquinate.

Parlaci dell’Atlante Mondiale dell’Inquinamento Luminoso
È stato un lavoro di squadra. Avevamo già lavorato ad una prima versione dell’Atlante nel 2001. Oltre a me, in quel progetto erano impegnati Pierantonio Cinzano e Chris Elvidge del NOOA.

L’Atlante voleva essere innovativo rispetto ai lavori precedenti. Invece di analizzare ed elaborare le “mappe da abitanti” che contengono i “dati di popolazione” delle aree abbiamo voluto lavorare sui “dati da satellite”.
Il lavoro ovviamente è iniziato prima del 2001. Era infatti il 1996 quando, lavorando alla mia tesi di fisica, e volendo fare delle mappe sull’inquinamento luminoso contattai Chris Elvidge. Siamo riusciti ad utilizzare i dati dei satelliti metereologici militari del DMSP (Defense Meteorological Satellite Program). Questo programma satellitare esiste dalla fine degli anni ’60. I satelliti vengono spesso aggiornati o sostituiti con strumenti di bordo che hanno una sensibilità sempre maggiore.
Ovviamente l’Atlante non è semplicemente un insieme di foto scattate da satellite, è diverso, rappresenta infatti una sofisticata elaborazione che tiene conto di come si propaga e come si diffonde la luce nella nostra atmosfera. “Per ogni pixel, quindi per ogni sito sul pianeta, andiamo a valutare tutti i contributi alla luminosità del cielo in quel sito dovuti alle luci artificiali nel raggio di 210 km”.  

Ora, per chi non si occupa di informatica sicuramente non sarà facile comprendere fino in fondo questo dato. Per renderlo più comprensibile basti pensare che 40 computer hanno lavorato per settimane ininterrottamente al fine di ottenere la mappa dell’inquinamento luminoso che vediamo nell’Atlante.

Dopo il 2001 vi fu l’intenzione di produrre un secondo Atlante. Per diverse ragioni non siamo riusciti a farlo in tempi rapidi. Ci fu una versione intermedia del 2013, ma abbiamo preferito aspettare i dati del sensore VIIRS montato a bordo del SUOMI NPP (National Polar-Orbiting Partnership) che è stato lanciato nel dicembre 2012. Abbiamo atteso i dati e li abbiamo elaborati nella primavera 2015.
La prima “uscita pubblica” del nuovo Atlante è avvenuta attraverso una mia presentazione alla General Assembly dell’International Astronomical Union (IAU) che si è svolta ad Honolulu (Isole Hawaii).
L’Atlante è stato poi pubblicato su “Science Advance” nel giugno 2016 ed è disponibile a questo link http://advances.sciencemag.org/content/2/6/e1600377.
L’Atlante ha suscitato un grande interesse dal punto di vista mediatico, così come certificato da “Altimetric” nella sua Top 100 del 2016. (1)
Una cosa che mi piace sottolineare, è che tutto il team italiano di questo progetto (Falchi, Cinzano e Furgoni ndr) è composto da volontari.

Parlaci della pubblicazione su “Science Advance”
Nel dicembre 2015 proponemmo la pubblicazione secondo le procedure a “Nature” e aspettammo una risposta. Nell’ambito delle riviste scientifiche è previsto che non si possano fare “invii in contemporanea” e quindi attendemmo. Ottenemmo una risposta da parte di “Nature” dove ci veniva consigliato di proporlo ad un’altra rivista dello stesso gruppo che è “Nature Communication”.
Sottoponemmo quindi il lavoro a “Science”, pubblicata dall’American Association for the Advancement of Science, e dopo circa un mese, ricevemmo una risposta nella quale ci consigliavano una pubblicazione su “Science Advances”. Optammo per questa strada e l’Atlante Mondiale dell’Inquinamento Luminoso venne pubblicato su “Science Advances” nel giugno del 2016.

Quali sono i prossimi obiettivi del lavoro della tua squadra e di CieloBuio?
Dobbiamo dividere gli obiettivi in 2 grandi aree: obiettivi scientifici e obiettivi politici e normativi.

Obiettivi scientifici: Stiamo lavorando ad una versione dell’Atlante più approfondita dal punto di vista statistico, perfezionando le mappe a livello regionale e provinciale per l’Europa e a livello di stati e contee per gli USA. Vorremmo pubblicare un nuova versione dell’Atlante - con una serie di innovazioni che stiamo sviluppando - verosimilmente tra il 2019 e il 2020. (2)

Obiettivi politici e normativi: Bisogna dare merito a CieloBuio se noi in Italia siamo quelli più all’avanguardia a livello di norme regionali, ma c’è ancora molto da fare ovviamente. Non esiste de facto una normativa a livello nazionale in Italia, e quindi siamo costretti a lavorare “su più tavoli” a livello regionale. Ovviamente le normative vigenti sono estremamente restrittive secondo coloro che inquinano, e troppo blande per chi si interessa alle ricadute dell’inquinamento luminoso sulla salute e l’ambiente. E’ sotto gli occhi di tutti, letteralmente, il peggioramento della situazione negli anni, a conferma della necessità di rendere ancora più efficaci le leggi per il controllo del fenomeno.
In tutte le leggi c’è un paradosso di fondo, perché si è riusciti a raggiungere dei parametri corretti a livello di singolo impianto, tuttavia non vi è un limite massimo al numero degli impianti che si possono installare. Come si può facilmente comprendere, questo rende inadeguata la normativa nella sua finalità di riduzione del fenomeno.

Dal punto di vista normativo, siamo allarmati da alcuni parametri indicati dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Patrimonio e del Mare attraverso i CAM pubblicati lo scorso mese di ottobre.
I CAM sono i Criteri Ambientali Minimi indicati dal Ministero competente. Quelli di ottobre rappresentano la seconda versione, la prima era del 2013. Come CieloBuio siamo stati invitati al tavolo di lavoro per dare il nostro contributo, ma siamo stati inascoltati.

In quella sede abbiamo indicato due parametri:
- Il primo era la “schermatura totale” degli impianti per cercare di limitare l’inquinamento verso l’alto. All’interno del CAM si danno parametri di schermatura parziali che sono meno efficaci di molte leggi regionali attualmente vigenti.
- La seconda era la “limitazione sostanziale delle emissioni nella parte blu dello spettro”, che sono quelle che si diffondono maggiormente nell’atmosfera, hanno una diffusione fastidiosa all’interno dell’occhio e sono i più dannosi per la salute. (3)

La ricerca dell’efficienza come unico obiettivo porta a conseguenze ambientali negative in quasi tutti i parametri. Per fare un paragone, potremmo prendere in considerazione un’auto alla quale togliamo tutti i sistemi di protezione ambientale, come i filtri presenti nel tubo discarico. L’auto percorrerebbe molti più chilometri con un litro, sarebbe più efficiente quindi, ma cosa succede all’inquinamento atmosferico nelle nostre città? Voi rimarreste accanto ad un’auto rumorosa con i gas di scarico che in pratica escono direttamente dal motore senza alcun filtro?

Quando salutiamo Fabio Falchi è ormai buio e alzando gli occhi al cielo, nel cortile dell’Osservatorio Astronomico di San Benedetto Po, in piena campagna, intravvediamo la Via Lattea, ma non riusciamo a vederla in modo definito. Abbassiamo lo sguardo e guardiamo Fabio Falchi certi che andrà avanti nelle sue attività scientifiche e divulgative. Noi di Cosmobserver ne daremo notizia.

Di seguito i contatti di CieloBuio - Coordinamento per la protezione del cielo notturno


Emmanuele Macaluso


NOTE:
(1) “Altimetric” indica l’articolo di “Science Advances” dedicato all’Atlante Mondiale dell’Inquinamento Luminoso al decimo posto nella sua Top 100 del 2016, al terzo nelle scienze fisiche e primo tra i lavori guidati da italiani. L’articolo è stato ripreso più di 400 volte tra articoli, servizi radio e TV in tutto il mondo. Dati consultabili al link https://www.altmetric.com/top100/2016/
(2) Ne daremo notizia approfondita al momento dell’uscita.
(3) Consigliamo di leggere il paragrafo relativo alla salute dell’articolo “Inquinamento luminoso: Analisi di un problema globale” a questo link http://thecosmobserver.blogspot.it/2017/06/inquinamento-luminoso-analisi-di-un.html

venerdì 13 ottobre 2017

RECENSIONE: “DA TORINO VERSO MARTE” di Maurizio Maschio



Da Torino verso Marte” è un libro che non può mancare nelle librerie degli appassionati di aviazione e di spazio.
Il libro, è un saggio che racconta la storia dell’aviazione e dell’aeronautica in parallelo alla storia della città che viene conosciuta “nell’ambiente” come la “Houston d’Italia”: Torino.
L’autore – il giornalista Maurizio Maschio – ha svolto un lavoro notevole, non solo nella ricerca delle informazioni ma anche delle fonti fotografiche, ripercorrendo tutta l’epopea del volo, che si lega a filo doppio con la storia della capitale sabauda.
Dai primi voli con i palloni aerostatici ai primi balzi dei rudimentali aeroplani di inizio ‘900, attraverso la creazione dell’industria aeronautica che si è evoluta in un vero e proprio distretto astronautico di eccellenza.
Il libro elenca i molti record dell’aviazione italiana che sono avvenuti a Torino e mette in evidenza i profili umani e professionali dei grandi protagonisti del cielo e dello spazio. Uomini e donne che, attraverso il loro ingegno e le loro imprese, hanno caratterizzato un secolo di storia italiana. Un’influenza che dal cielo ha investito la moda, la cultura e la società italiana.
Consigliamo la lettura per comprendere come la nostra quotidianità sia molto più vicina allo spazio e al cielo di quanto possiamo immaginare, ovviamente non solo ai torinesi, ma a tutti coloro che guardano sempre in alto e… oltre.

Emmanuele Macaluso

Titolo: Da Torino verso Marte
Sottotitolo: Dalla conquista del cielo alla conquista dello spazio
Autore: Maurizio Maschio
Prefazione: Angelo Moriondo – Presidente Aeroclub Torino
Pagine: 205 con foto b/n e colori
Editore: Daniela Piazza Editore
Prezzo: € 25,00