lunedì 31 luglio 2017

25esimo ANNIVERSARIO DEL PRIMO VOLO ITALIANO NELLO SPAZIO



 (Nella foto un’immagine tratta da un’uscita extraveicolare di Luca Parmitano, la bandiera italiana è ben visibile nel riflesso sulla visiera – Credits ESA)

Oggi 31 luglio 2017 si festeggia il 25esimo anniversario del primo volo di un italiano nello spazio. Era infatti il 31 luglio 1992, quando l’astronauta italiano Franco Egidio Malerba portò per la prima volta il vessillo italiano nello spazio a bordo della missione STS-46 sullo space shuttle Atlantis.
Sono stati sette fino ad ora gli italiani impegnati in missioni spaziali, compreso Paolo Nespoli, partito nelle scorse ore per la sua missione di lunga durata denominata “VITA”, a bordo della ISS, la Stazione Spaziale Internazionale.

Nel 1996 fu la volta di due astronauti italiani, Maurizio Cheli e Umberto Guidoni, che a bordo della space shuttle Columbia hanno partecipato alla missione STS-75. Questa fu l’unica volta in cui 2 astronauti italiani hanno partecipato come membri dello stesso equipaggio ad una missione nello spazio.
Umberto Guidoni sarebbe tornato nello spazio 5 anni dopo, nel 2001, per la sua seconda e ultima missione, questa volta a bordo dello space shuttle Endeavour nella missione STS-100.

Un anno dopo, nel 2002, ci fu il debutto per Robeto Vittori. Vittori fu il primo italiano ad andare nello spazio non a bordo di uno space shuttle ma con una capsula Soyuz per la missione Sojuz TM-34. 3 anni dopo, nel 2005 Roberto Vittori si risiede sul seggiolino della capsula russa per la sua seconda missione denominata Sojuz TM-6. Questa sarebbe stata la sua ultima volta sulla Soyuz, ma non nello spazio.

Nel 2007 un altro debuttante avrebbe scritto il suo nome nell’albo degli astronauti. Paolo Nespoli supera la fatidica quota degli 80 km di altezza e diventa il quarto astronauta italiano a bordo dello space shuttle Discovery per la missione STS-120. Nespoli sarebbe tornato nello spazio 3 anni dopo, nel 2010 per una missione di lunga durata a bordo della ISS. Questa volta l’astronauta italiano non vola a bordo di uno space shuttle della NASA ma su una più angusta capsula Soyuz e partecipa alla Expedition 26-27 “MagISStra”.
L’anno successivo, nel maggio 2001, Roberto Vittori torna nello spazio ma questa volta non a bordo di una Soyuz, ma dello space shuttle Endeavour per la mission STS-134. Vittori sale a bordo della ISS e incontra il suo connazionale Paolo Nespoli. Anche in questo caso, così come successo nel 1996 (STS-75) ci sono 2 italiani nell’orbita terrestre. Ma questa volta non fanno parte della stessa missione ed equipaggio.

Bisognerà aspettare 2 anni per rivedere la bandiera italiana correre a 28.000 km orari attorno alla Terra. Il 2013 vede il debutto di Luca Parmitano, che a bordo di una Soyuz raggiunge la International Space Station per la sua missione di lunga durata (Expedition 36-37) denominata “Volare”. Parmitano entra nella storia dell’astronautica italiana per essere stato il primo (e fino ad adesso il solo) ad aver eseguito due EVA (attività extraveicolari), comunemente dette “passeggiate spaziali”. Durante  la seconda di queste, il 16 luglio 2013, a causa di un’anomalia nella sua tua EVA, dell’acqua ha riempito il suo casco durante la sua attività extraveicolare. Parmitano è riuscito a rientrare nella ISS e a salvarsi. A seguito dell’incidente, e della successiva inchiesta, le tute EVA sono state modificate.
L’anno successivo è la volta della prima donna italiana nello spazio. Samantha Cristoforetti parte per la sua missione di lunga durata sulla ISS a bordo di una Soyuz e partecipa alla Expedition 42-43 denominata “Futura”. Samantha Cristoforetti è la settima e (fino al momento della scrittura di questo articolo) l’ultima astronauta italiana ad essere andata nello spazio. Tuttavia non l’ultima ad essere impegnata in una missione.

Lo scorso 28 luglio, dal cosmodromo di Baikonur in Kazakistan, Paolo Nespoli è partito per la sua terza missione, a bordo di una navetta Soyuz, all’età di 60 anni. Nespoli rimarrà a bordo della ISS, secondo le previsioni, fino al mese di dicembre 2017 per la sua missione di lunga durata (Expedition 52-53)  denominata “VITA”, acronimo di Vitalità, Innovazione,Tecnologia e Abilità.

Di seguito il riepilogo delle missioni italiane nello spazio:
- Franco Malerba (STS-46 - Atlantis) 1992            
- Maurizio Cheli e Umberto Guidoni (STS-75 - Columbia) 1996
- Umberto Guidoni (STS-100 - Endeavour) 2001
- Roberto Vittori (Sojuz TM-34  - Soyuz) 2002
- Roberto Vittori (Sojuz TM-6  -  Soyuz) 2005
- Paolo Nespoli (STS-120 - Discovery) 2007
- Paolo Nespoli (Expedition 26-27 “MagiISStra”  -  Soyuz) 2010
- Roberto Vittori (STS-134 - Endeavour) 2011
- Luca Parmitano (Expedition 36-37 “Volare” -  Soyuz) 2013
- Samantha Cristoforetti (Expedition 42-43 “Futura”  -  Soyuz) 2014
- Paolo Nespoli (Expedition 52-53 “Vita”  -  Soyuz) 2017

Emmanuele Macaluso

martedì 25 luglio 2017

ITALIA NELLO SPAZIO: INIZIA LA MISSIONE “VITA” DI PAOLO NESPOLI

(L’astronauta italiano Paolo Nespoli in un’immagine istituzionale ASI / ESA – credits dei rispettivi proprietari)

Mentre nell’ottobre del 1957 veniva mandato in orbita dall’U.R.S.S.  lo Sputnik, il primo satellite artificiale del mondo, un bambino di 6 mesi ignorava tutte le tensioni della corsa allo spazio tra le superpotenze mondiali,  e soprattutto ignorava che in quello spazio ci sarebbe andato per ben tre volte.
Nato a Milano il 6 aprile del 1957, Paolo Nespoli si sta preparando ad andare a lavorare a bordo della ISS (International Space Station / Stazione Spaziale Internazionalendr).
La missione di lunga durata inizierà nel pomeriggio il 28 luglio. Nespoli sistemerà i suoi 188 cm di altezza sul seggiolino di destra della capsula Sojuz  MS-05 (la versione più evoluta di questa capsula spaziale), mentre prenderà il via la expedition 52/53. Sarà la seconda volta a bordo della Sojuz per l’astronauta italiano, impegnato nella sua terza missione denominata “VITA”.
L’astronauta italiano ha volato per la prima volta nello spazio il 23 ottobre del 2007, a bordo dello Space Shuttle Discovery per la missione STS-120Esperia”.
3 anni dopo, il 15 dicembre 2010, Nespoli siede per la prima volta nella capsula Sojuz (TMA-20) sulla rampa di lancio del cosmodromo di Baikonur (Kazakistan),  per la sua prima missione di lunga durata denominata “MagISStra” (expedition 26/27).
Al termine delle prime due missioni, saranno 174 i giorni passati a bordo della ISS. Ed è da quei 174 giorni che riprenderà il “contatore spaziale” che vede protagonista il brianzolo.
Tra poche ore, il 28 luglio 2017, all’età di 60 anni, inizierà la sua seconda missione di lunga durata con un programma fittissimo di esperimenti e attività in regime di microgravità.
La missione VITA (acronimo di: Vitalità – Innovazione – Tecnologia – Abilità) prevede esperimenti di biologia, fisiologia umana, monitoraggio dell’ambiente spaziale, scienza dei materiali e dimostrazioni tecnologiche.
Quando non sarà impegnato negli esperimenti, Nespoli darà il suo contributo nella manutenzione della ISS in vista del suo futuro utilizzo.
La terza missione di Paolo Nespoli nello spazio avviene in concomitanza con un importante anniversario per l’astronautica italiana. Il 31 luglio 2017 infatti, ricorre il 25esimo anniversario del primo volo italiano nello spazio. Era infatti il 31 luglio 1992 quando l’astronauta italiano Franco Malerba portava per la prima volta il vessillo italiano nello spazio, a bordo dello space shuttle Atlantis nella missione STS-46. A 24 ore dal lancio di venerdì 29, i due astronauti faranno un collegamento nell’ambito del Festival dello Spazio di Busalla (Ge) organizzato da Malerba.
Sarà possibile assistere alla partenza della missione spaziale di Paolo Nespoli in streaming attraverso il sito ASI (Agenzia Spaziale Italiana) all’indirizzo http://www.asi.it

Emmanuele Macaluso

venerdì 7 luglio 2017

PERSONAGGI E PERSONALITA’: INTERVISTA A FRANCO MALERBA



Franco Egidio Malerba, nato a Busalla (Ge), classe 1946, due lauree (ingegneria e fisica), è il primo astronauta italiano della storia. È stato specialista di carico a bordo dello space shuttle Atlantis nella missione STS-46 del 1992. Eurodeputato nella quarta legislatura del Parlamento Europeo nelle file del PPE, è stato insignito dell’onoreficenza di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Nel 1992 gli viene conferita la Medaglia Colombiana della Città di Genova. L’asteroide 9897 porta il suo cognome in suo onore.


(Franco Malerba durante l’intervista – Credit photo Emmanuele Macaluso)

Intervistare un astronauta vuol dire trovarsi di fronte ad un’eccellenza assoluta. Non importa la missione o il mezzo attraverso il quale si va nello spazio. Durante il viaggio che ci ha portati a Busalla, in provincia di Genova, è un pensiero fisso quello che ci fa pensare al fatto che a breve saremmo stati al cospetto del primo astronauta ad aver portato il vessillo italiano nello spazio. Quello che ha abbattuto la barriera del “mai fatto prima”.
Franco Malerba ci accoglie in casa sua con generosità e affabilità e ci dedica tre ore e mezza del suo prezioso tempo. Saltano un po’ i paradigmi, perché il classico schema “domanda-risposta” lascia spazio ad un racconto spontaneo e biografico di Malerba. All’interno del resoconto di quell’incontro, per motivi di spazio e di discrezione, faremo una sintesi.

La passione di Franco Malerba per l’ingegneria prende forma fin dalla tenera età. Dotato fin da piccolo di una buona manualità, il suo giocattolo preferito era il “Meccano”. Arrivato al liceo entra in contatto con la fisica, tuttavia dopo il diploma decide di laurearsi in ingegneria a Genova nei 5 anni canonici. Dopo la laurea in ingegneria si dedica a quella in fisica, che consegue con la volontà di fare il ricercatore.
Dopo la seconda laurea entra in qualità di ufficiale di complemento nella Marina Militare Italiana e viene imbarcato sulla nave San Giorgio in qualità di Professore di meccanica razionale e fisica. Entra a far parte del CNR e tra il 1972/73 va per la prima volta negli Stati Uniti grazie ad una borsa di studio in fisica e partecipa ad un importante esperimento. Seppur con qualche perplessità, nel 1975 lascia il CNR ed entra in un’azienda informatica privata in qualità di project manager. E proprio mentre lavora nell’informatica arriva la sua (inaspettata) opportunità per entrare nel mondo dell’astronautica. Un articolo di giornale, portato all’attenzione di Malerba da un amico, ricerca dei candidati astronauti per conto del governo inglese in vista del progetto SPACELAB. Franco Malerba decide di provarci e invia la sua candidatura. Gli inglesi lo “rimandano” ai loro pari italiani che allora facevano parte del Ministero per il coordinamento dei progetti scientifici. Ai tempi non esisteva ancora l’ASI (Agenzia Spaziale Italiana).
Malerba entra in contatto con il Ministero e inizia l’iter per la valutazione dei candidati italiani da inviare successivamente all’ESA. Al termine delle prove (1° visita medica e attitudinale – 2° prova scientifica) vengono selezionati in 5.
Inizia quindi la selezione presso l’ente spaziale europeo con ben 4 scogli da superare. Il primo a Parigi, una complessa prova di natura tecnico-scientifica. La seconda era volta a comprendere le esperienze di ricerca e professionali. La terza era un’impegnativa prova scientifica. Infine la quarta, una dura selezione fisica e attitudinale, con tanto di “centrifuga”. Al termine del lungo iter di selezione dell’ESA furono in 4 gli astronauti selezionati: un italiano (Franco Malerba), un tedesco, uno svizzero e un olandese.
I 4 aspiranti astronauti vennero inviati alla NASA per l’inizio dell’addestramento.
A questo punto, agli albori dell’attività aerospaziale europea, per motivi formali e tecnici vengono fatte scelte che portano Malerba a non rientrare nei piani ESA/NASA in tempi brevi. Nel frattempo, in attesa di chiarimenti circa la sua situazione, l’italiano collabora per sviluppare un sistema che successivamente avrebbe volato su SPACELAB e che avrebbe operato nell’ambito della fisica ionosferica.
Maleba inizia ad occuparsi di telecomunicazioni e si trasferisce a Roma, rimanendo in contatto con il “Piano Spaziale Nazionale”, ovvero la futura ASI.
Per poter andare nello spazio, Malerba accetta di iniziare da capo tutti gli iter di selezione. Selezione che risupera brillantemente. Fin qui il racconto “a ruota libera” di Franco Malerba. Un racconto che ha sintetizzato ben 15 anni della sua vita.

Quando e come ha saputo di avere in tasca il biglietto per poter avere un seggiolino a bordo di una missione spaziale?
Nel 1991, ero andato a Roma per un incontro in quella che allora era la nostra agenzia spaziale. Era una sorta di intervista investigativa che veniva fatta individualmente. 2 giorni dopo, mentre ero in albergo, venni raggiunto da una telefonata del direttore Carlo Buongiorno che mi informava della mia selezione per la missione. La stampa aveva già rilanciato la notizia e Buongiorno – un po’ irritato – pensava che fossi stato io a parlare con i giornalisti. Ma io lo seppi in quel momento da lui e in quello strano modo.

Qual è stato il momento della sua esperienza che focalizza meglio la sua epopea?
Quando ho scritto il mio libro (“La Vetta” - ndr), è stato quello il momento in cui ho dovuto mettere insieme le mie memorie. Scrivere il libro mi ha aiutato a rivivere e focalizzare la mia esperienza nello spazio a distanza di tempo.

Quali sono invece i momenti nello spazio che ricorda con maggior piacere o faciltà?
Ce ne sono diversi. La conversazione con il Presidente del Consiglio dell’epoca Giuliano Amato ad esempio, fu per me importante anche dal punto di vista comunicativo.
La mia missione ebbe anche qualche problema con l’esperimento del “satellite a guinzaglio”. In quel frangente abbiamo sconfinato e infranto le regole di volo che ci volevano attivi per 16 ore al giorno. Dover ovviare a quell’anomalia ci fece lavorare a lungo fino alla messa sotto controllo del satellite. Fu un momento intenso.
Poi c’è un episodio che ricordo spesso e riguarda un floppy disk. All’epoca sullo shuttle avevamo dei computer e usavamo dei floppy disk per salvare i risultati degli esperimenti e i dati. Ne avevo circa una dozzina e al termine dell’utilizzo li inserivo in un astuccio con delle tasche appeso alla parete dell’Atlantis. Al termine dell’utilizzo di un floppy, forse non lo misi correttamente nell’astuccio e successivamente mi accorsi che non era al suo posto. Ovviamente nello spazio, in microgravità le cose “volano” e bastano piccole correnti per influenzarne le traiettorie. Con un po’ di imbarazzo andai dal comandante per informarlo dello smarrimento del floppy disk. Il comandante mi consigliò di andare a vedere nella griglia di aspirazione del gabinetto. Il dischetto era lì.

Ricorda cosa faceva la notte dell’Apollo 11 nel luglio 1969? Quanto ha influito sul suo futuro quella notte?
Ero a casa con la mia famiglia a Genova, seguimmo l’impresa alla TV come molti altri quella notte. Rimasi colpito dalla telecronaca di Tito Stagno e dal siparietto legato al momento dell’allunaggio in cui c’era disaccordo tra lo studio e l’inviato. In quel momento Tito Stagno divenne popolare quanto Neil Armstrong!
Devo dire per il resto che guardai con interesse ma non con eccessiva passione quell’evento.
Mi aveva colpito maggiormente la missione Apollo 8, quella che per la prima volta circumnavigava la Luna e andava a vedere quello che è il “lato nascosto” del nostro satellite.

Il programma Apollo ci ha insegnato quanto sia importante la divulgazione e una corretta comunicazione delle missioni astronautiche e della scienza. Qual è la sua visione della divulgazione scientifica?
La divulgazione scientifica è importantissima. Secondo me esistono quattro livelli di conoscenza delle cose:
1 – Quello in cui si legge e comprende quanto letto
2 – Quello in cui si supera un esame e si dimostra di aver assimilato quanto studiato
3 – Quello in cui si è in grado di tenere una lezione, e quindi si riesce a trasmettere quanto assimilato
4 – Quello divulgativo, il più alto, quello in cui conosci così bene un argomento da riuscire a farlo apprezzare dagli altri

Quali sono i suoi programmi per il futuro?
Quest’anno ricorre il venticinquesimo anniversario del mio volo nello spazio e sono molto impegnato, in collaborazione con il Comune di Busalla e l’Assessorato alla Cultura, per l’organizzazione del Festival dello Spazio. Un evento che ho fortemente voluto e al quale tengo molto.
Dal 27 al 31 luglio, a Busalla riuniamo il meglio dell’astronautica italiana grazie alla collaborazione con i grandi player nazionali. Tra l’altro, a poche ore dal suo lancio con la Soyuz, avremo anche un collegamento con il mio amico Paolo Nespoli.
Il programma completo è disponibile all’indirizzo http://www.festivaldellospazio.com/

Emmanuele Macaluso