Walter Ferreri svolge la sua attività
professionale presso l’Osservatorio
Astrofisico di Torino dove, oltre che di ricerca scientifica si occupa di
telescopi e di astrofotografia.
Sul
tema della ricerca scientifica ha svolto numerosi lavori sulle stelle doppie, comete, su Plutone, sulle posizioni degli asteroidi,
loro principali caratteristiche e loro ricerca. Per questi lavori ha utilizzato
i maggiori telescopi italiani ed ha
lavorato presso alcuni osservatori all’estero. In particolare presso l’ESO, in Cile, ha scoperto circa una trentina di asteroidi.
Per
il lavoro svolto nel 1987 la comunità scientifica internazionale ha dato il
nome “Ferreri” all’asteroide 3308 (1981 EP). Ha scritto molti libri,
collaborato ad opere enciclopediche e stilato centinaia di articoli. Nel 1977
ha fondato la rivista “Orione”,
nella cui versione attuale “Nuovo Orione”
è direttore scientifico.
È
consulente di enti pubblici, privati, emittenti radio-televisive e giornali.
Tiene
regolarmente corsi di astronomia e conferenze. Nel 1993 gli è stato assegnato
il premio “Targa Piazzi” e nel 2013
ha ricevuto il premio “GAL Hassin”.
Sono
le 14 e 30 circa dell’undici marzo del 2014 all’Osservatorio Astrofisico di Torino, sulle colline di Pino Torinese.
Il
Prof. Walter Ferreri ci accoglie nel
suo ufficio, situato a pochi passi dalla struttura architettonica futuristica
del Planetario di Torino, con il suo
sorriso e con quella serenità tipica di chi ha la fortuna di fare un mestiere
che "ti appassiona tanto da entrarti dentro". L’intervista inizia in un clima
informale e rilassato.
D. Mi racconti della sua scelta di
diventare un astronomo, quando e come si è appassionato a questa scienza?
R. All’età
di 7/8 anni, ci fu un acquisto da parte dei miei genitori che mi indirizzò in
questa direzione. Si trattava di un’enciclopedia per ragazzi, che tra l’altro
ho ancora. Rimasi affascinato dai grandi numeri, le distanze e tutti quei dati
che erano così difficili da immaginare, in alcuni casi sembravano addirittura
difficili da credere. La volontà di comprenderli mi ha fatto avvicinare
all’astronomia e quindi il mio piano di studi ha seguito questi miei interessi.
D. Molti dei lavori che compongono la sua
bibliografia sono dedicati al nostro satellite naturale, come mai?
R.
Ritengo che la Luna sia un po’ trascurata. La volontà di spingersi sempre un
po’ oltre, di guardare altrove, talvolta per apparire un po’ più “raffinati” ci
porta ad essere forse un po’ troppo superficiali rispetto alle cose che ci sono
più vicine.
D. Della Luna, si è pensato per molti anni
che non ci fosse più molto da scoprire. Eppure è solo di pochi anni fa la
scoperta, da parte di una sonda, della presenza ghiaccio ai poli lunari. Come
mai questa scoperta così recente?
R.
Ad un certo punto si è pensato che la
Luna fosse più una questione legata all’astronautica piuttosto che
all’astronomia.
D. A proposito di astronautica e Luna. Come
ha vissuto, nel luglio del 1969, lo sbarco sulla Luna dell’Apollo 11?
R.
Con “eccitazione” e “impazienza”. Quando lo sbarco avvenne era notte qui in
Italia, e io mi chiedevo: “ma quanto ci mettono ad uscire dal LEM”? (1)
Fu
una grande emozione, anche se credo che molte delle persone dell’epoca non si
siano davvero rese conto di quanto fosse importante quell’evento. La rivalità
tra americani e russi ha trasformato la “corsa allo spazio” in una vera e
propria competizione, togliendo qualcosa alla parte scientifica.
D. Il progetto Apollo venne interrotto in
anticipo a causa del calo di interesse da parte del popolo americano. Divenne
impossibile continuare a finanziare un progetto che non aveva più il benestare
appassionato della nazione. Come potremmo spiegare “all’uomo della strada”
l’importanza dell’astronomia come scienza e come investimento collettivo?
R.
L’osservazione è importante sotto molti punti di vista e per motivi diversi.
Il
controllo e la ricerca di eventuali meteoriti in rotta di collisione con la
Terra sarebbe un fattore che da solo basterebbe a giustificare gli investimenti
dedicati all’astronomia. Noi oggi abbiamo la possibilità di accorgerci in tempo
di un eventuale meteorite in arrivo verso il nostro pianeta, e grazie
all’astronautica potremmo agire per evitare l’impatto.
D. Il rischio di impatto è reale?
R.
Si, è reale.
D. Concludendo il capitolo Luna, il
programma Apollo ha anche aperto la strada alla teoria del complotto che vuole
che Armstrong e Aldrin non abbiamo camminato sul suolo lunare. Cosa ne pensa?
R.
Abbiamo visto il razzo partire e i segnali radio provenivano dalla Luna. In più
un satellite russo era orbita e ci sarebbero stati gli interessi per smentire
gli Stati Uniti. “Tra gli addetti ai lavori si sapeva che era tutto vero”.
La
NASA fece un errore a ritoccare alcune foto, “ripulendole” per renderle più
fruibili al pubblico. Questo ha dato adito agli amanti dei complotti.
D. Qual è la sua visione relativa ad altre
fonti di vita nello spazio?
R. “Io
penso che non siamo soli nell’universo”; anche se credo che le condizioni per
lo sviluppo della vita possano essere
inferiori rispetto a quelle che si potrebbero immaginare.
La
mancanza di vita su Marte ad esempio, nonostante la sua vicinanza alla Terra e
la sua distanza dal Sole ci fa ragionare molto a proposito di questa
affermazione. La vita, come la intendiamo noi, ha bisogno di condizioni che
sono molto difficili da ricreare.
D. Un asteroide porta il suo cognome. Ci
racconta la storia di questa scoperta?
R. Intanto
bisogna dire che l’asteroide non l’ho scoperto io, ma un astronomo belga che si
chiama Henry Debehogne. Io ne ho scoperti altri.
Per
gli asteroidi, al contrario che per le comete che riportano sempre il nome
dello scopritore, vi è la facoltà di decidere quale nome dare, e spesso non si
opta per l’identità dell’astronomo scopritore.
Debehogne
ha avuto piacere di dare il mio cognome all’asteroide che ha scoperto come
segno di stima nei miei confronti, per i miei lavori scientifici.
D. La sua attività di divulgatore
scientifico, l’ha portata a fondare una rivista che si occupa di astronomia e
che oggi si chiama Nuovo Orione e della quale lei è direttore scientifico. Ce
ne racconti la storia.
R.
La rivista è nata per volontà del pubblico e degli appassionati. Molto spesso,
durante le visite guidate (negli anni ’70 ndr), mi chiedevano se esistesse una
rivista astronomica da acquistare. A quei tempi esisteva una rivista intitolata
“Coelum”, che non è quella di oggi e che aveva la caratteristica di essere
molto tecnica e difficilmente comprensibile per il pubblico di appassionati.
Nel 1973, insieme ad altre persone, fondai “Orione”. Ai tempi si trattava di un
ciclostilato che nel 1977 passò alla stampa tipografica. Alcune vicissitudini
legate al fallimento della casa editrice dell’epoca portarono il progetto alla
fine. Ci rivolgemmo ad una nuova casa editrice per continuare l’esperienza e il
progetto prese il titolo “Nuovo Orione”, per segnare la differenza con quanto
avvenuto prima. Il progetto continua ancora oggi.
D. Nel corso della sua carriera ha avuto la
possibilità di lavorare insieme a Margherita Hack. Ci dà un suo ricordo della
Professoressa?
R.
“Margherita era netta e spigolosa. Pane al pane e vino al vino”.
Con
lei ho scritto due libri. Durante la stesura del primo libro aveva avuto un
approccio molto “energico”, come il suo carattere. Quando non era convinta di
qualche contenuto non aveva difficoltà a farlo notare.
Durante
la stesura del secondo, la stanchezza e il peso degli anni si fecero sentire
maggiormente.
“Di
Margherita ricordo, nonostante l’età avanzata, la grande capacità di innovazione
e di memorizzazione dei dati”.
D. Lei prima ha detto che la Luna venne “lasciata”
all’astronautica. Tuttavia l’astronautica e l’astronomia collaborano insieme in
molti progetti. Uno di questi è quello relativo alla sonda Gaia (2), che
mapperà la Via Lattea in 3D e che vede impegnato l’Osservatorio Astrofisico di
Torino.
R.
Gaia è un progetto dell’ESA (l’Agenzia Spaziale Europea ndr), e come
osservatorio posso dire con orgoglio che siamo dei riferimenti per quanto
riguarda il progetto. È un progetto dalla durata di 5/8 anni e noi ci occupiamo
del software. Un impegno notevole.
D. Lei è un divulgatore scientifico,
concludiamo questa intervista con una sua definizione di divulgazione?
R. Divulgare
dovrebbe voler dire non solo diffondere in modo comprensibile ma anche rendere
gradevole e appassionante ciò di cui si parla.
E. Macaluso
(1) LEM (Modulo di Esplorazione Lunare)