Antonio Lo Campo è un giornalista e divulgatore scientifico specializzato
nei temi dell’astronautica.
Da più di vent'anni svolge attività
di giornalista free lance a tempo pieno, e collabora con i quotidiani "La Stampa", "Avvenire" e "La Gazzetta del Mezzogiorno", e
per i mensili di astronomia "Nuovo
Orione" (dove cura la rubrica “Cronache
Spaziali”), e “Le Stelle”, e per
altre testate giornalistiche nazionali di informazione scientifica.
E' autore di libri, tra i quali
"Il ritorno sulla Luna"
(Chiaramonte – Collegno (To), 1996), e "Storia
dell'astronautica" (L'Airone – Roma, 2000), e altre opere editoriali.
Ha collaborato ad alcune trasmissioni
Rai, compresa "Viaggio nel cosmo" di Piero Angela (1998), “Geo & Geo” e per altri programmi di
educational.
Da anni organizza e partecipa in
qualità di relatore a conferenze scientifiche.
Ha incontrato e intervistato molti astronauti, di diverse nazionalità,
compresi i tre dell'Apollo 11 e il
pioniere americano John Glenn, oltre
ad alcuni dei protagonisti delle prime missioni russe nello spazio. Ha inoltre visitato centri di ricerca e basi
spaziali in Italia e all'estero.
Oltre che di temi legati allo spazio,
si occupa di tecnologie dei trasporti, in particolare per i settori aeronautico
e ferroviario.
(Nella foto Antonio Lo Campo davanti
ad una componente della Stazione Spaziale Internazionale. Credits foto
Emmanuele Macaluso)
È un caldo pomeriggio di marzo, quando incontriamo Antonio
Lo Campo presso lo storico Aero Club di Torino. Ci approcciamo a questa
intervista in modo informale, mentre sullo sfondo aerei decollano e atterrano
con una scenografia d’eccezione: le Alpi e gli stabilimenti Alenia Thales
Space. Fin dall’inizio siamo colpiti non solo dalla sua enciclopedica
conoscenza delle “questioni astronautiche”, ma dalla passione che riesce a
trasmetterci e dalla forte carica umana.
D. Come e quando è nata la tua
passione per lo spazio e l’astronautica.
R. La passione per l’astronautica è nata quando non avevo
ancora compiuto 6 anni, eravamo nel 1971, e in quell’anno ci sono state delle
importanti missioni lunari. Mi riferisco alle missioni Apollo 14 e Apollo 15.
È stato sicuramente anche merito del tempo che la TV investiva per la copertura di questi
eventi e che rendevano naturale per un ragazzino approcciarsi all’astronautica
e allo spazio. L’Apollo 14 venne
coperta con una diretta di 12 ore e anche i giornali ne parlavano molto.
Conservo ancora molti di quegli articoli, anche se all’epoca ero molto piccolo
e quindi non ero un lettore, ma le immagini televisive hanno avuto un forte
impatto.
D. Qual è la missione spaziale alla
quale ti senti più legato emotivamente e professionalmente.
R. La missione alla quale sono particolarmente legato è la
Apollo 14 perché è la prima che
ricordo, e non a caso a questa missione ho dedicato un libro intitolato “ Il ritorno sulla Luna”.
Di questa missione ci si è un po’ dimenticati, è infatti
semplice ricordarci del primo allunaggio (Apollo
11 – luglio 1969 ndr) e dell’Apollo
13 che rischiò di trasformarsi in tragedia. Un incidente che riportò
l’attenzione del grande pubblico sull’astronautica. Io all’epoca ero molto
piccolo, ma grazie a mia sorella – che era più grande di me – ho potuto seguire
anche quell’epopea.
La missione Apollo
14 ha avuto il grande merito di “aver salvato” le missioni successive. Se
anche “il 14” avesse fallito, il programma sarebbe stato chiuso in anticipo
dalla NASA.
Oltre all’Apollo 14,
e in generale a tutte le missioni di
allunaggio, sono molto affezionato a tutte e dieci le missioni a cui
hanno partecipato gli astronauti italiani. Per quanto riguarda queste, oltre a
d un fattore professionale, c’è anche un fattore umano perché ho avuto
l’opportunità di conoscere bene tutti i protagonisti di queste imprese. Dalla
prima missione di Franco Malerba,
quando avevo 26 anni e già scrivevo di astronautica, fino a quelle più recenti dei nostri astronauti.
D. Come ti spieghi il successo che ha il complottismo
lunare.
R. Non
credo che il “complottismo lunare” abbia successo. E' un successo “apparente”
che coinvolge chi non conosce in modo approfondito le imprese spaziali e la
scienza. Queste cose creano curiosità perché “fanno scalpore”. E null'altro. Ci sono poi altre ragioni: dietro al complottismo sulle questioni lunari ho notato anche un po’ di antiamericanismo,
quindi questioni ideologiche alle quali si unisce un po’ di scalpore.
Io lo unisco molto anche alla
questione dell’ufologia. Faccio parte di un’associazione ufologica che si chiama CISU (Centro
Italiano Studi Ufologici ndr), e noi ci interessiamo
a queste tematiche. Dal momento che siamo un gruppo che si occupa del fenomeno in modo scientifico e
pragmatico “facciamo meno notizia” e quindi forse creiamo meno scalpore e curiosità. Ma pur sempre molto interesse.
Ci sono molte prove che dicono che sulla Luna ci
siamo stati, eccome !
C’è addirittura un progetto che si sta sviluppando con fondi privati, il Google Lunar X Prize, promosso dal
motore di ricerca web, che sta tentando di finanziare lanci di sonde
automatiche progettate da università e enti di ricerca, che hanno tra i vari
obiettivi quello di fotografare il luogo di allunaggio di una delle missioni
Apollo.
Quindi, oltre alle straordinarie immagini che la sonda Lunar Reconnaissance Orbiter ci ha
regalato dall’alto, tra non molto una sonda andrà ad esplorare una zona di
allunaggio.
In più, durante la missione Apollo 11, attorno la Luna orbitava il
satellite russo “Luna 15”. in Italia
lo chiamavamo “Lunik 15” perché
avevamo l’abitudine di far finire i nomi delle sonde russe con le lettere “ik”, dal nome del celebre Sputnik. E
quella sonda fotografò l'Apollo 11.
D. Quali sono gli astronauti che hai avuto l’opportunità
di intervistare e quale intervista ti ha emozionato di più.
R. Ogni volta che ho un astronauta di
fronte mi emoziono. È ovvio che, per amicizia e stima, è sempre un grande
piacere intervistare e incontrare gli astronauti italiani.
Così come è ovvio che quando incontri
i “grandi pionieri” dello spazio, quelli delle missioni Apollo che si
guardavano dallo schermo in bianco e nero delle televisioni, c’è sempre
un’emozione particolare.
Sono particolarmente legato ad una
foto che mi hanno scattato con Buzz
Aldrin durante un incontro, nella quale
siamo stati immortalati mentre stavamo parlando amabilmente.
Mi ha emozionato molto anche l’incontro
con Pete Conrad (Apollo 12 ndr), della seconda missione
sulla Luna. Anche se parlare di
“secondo” arrivato sulla Luna non ha molto senso. Tutti quei protagonisti fanno
parte di un club così esclusivo da non aver bisogno di numeri ordinali. E poi il grandissimo, come uomo e astronauta,
Gene Cernan, l'ultimo uomo sulla Luna, e altri.
Sono scesi in 12, e in 24 hanno girato attorno
alla Luna.
Pete Conrad, purtroppo deceduto nel
1999, era un
grande appassionato di motori e in particolare della Ferrari. Una volta, mentre sorseggiavamo un aperitivo, guardando una cartina dell’Italia mi ha chiesto, con il suo accento
anglosassone, di indicargli l’ubicazione di Maranello.
D. Perché è importante investire nell’astronautica.
R. L’astronautica è molto importante
ed è attorno a noi nella vita quotidiana, anche se molti non lo sanno. Il
cosiddetto spin-off scientifico e
tecnologico ha avuto, e ha tutt’ora, ricadute straordinarie.
Basti pensare che dalle missioni Apollo, oltre alla conquista della Luna e al fatto che gli americani hanno
battuto i russi, sono derivati più di 160.000 brevetti.
Dalle cose più banali, come ad
esempio un normale orologio digitale, alla valvolina impiegata per
una pentola a pressione o i doposci ispirati agli “scarponi” di Neil Armstrong, fino a cose più
complesse come l’avionica e i programmi di volo degli aerei. Per non parlare dei progressi che ha dovuto fare
l’informatica per essere al passo con i voli spaziali.
Attualmente, la nostra Samantha Cristoforetti, sulla ISS con la missione “Futura”, sta seguendo personalmente 10
esperimenti scientifici e tecnologici. A questi bisogna aggiungerne altri che sta realizzando
in partnership con altri astronauti. Sulla Stazione vi sono in totale di oltre 200 esperimenti
complessivi di missione.
Le ricadute scientifiche degli
esperimenti medici svolti in assenza di peso e microgravità avranno ricadute
importantissime. Si pensi agli esperimenti sull’osteoporosi e alla ricerca di
cure di malattie come il diabete e altre patologie.
E a tutto questo dobbiamo aggiungere
l’aspetto tecnologico. I satelliti
ci danno indicazioni sempre più precise sul meteo, ci permettono di muoverci utilizzando i navigatori e molto
altro.
D. In questo momento Samantha Cristoforetti è a bordo
della ISS (International Space Station – Stazione Spaziale Internazionale ndr),
e fino a pochi mesi fa abbiamo potuto vivere l’esperienza di Luca Parmitano
attraverso i social. Gli stessi astronauti vengo addestrati ad essere dei
comunicatori e divulgatori. Perché è così importante l’aspetto comunicativo per
le agenzie spaziali.
R. Comunicare e divulgare è molto
importante. L’astronauta deve saper
comunicare, al punto che l’ESA ha
attivato un comparto che si occupa di
supportare gli astronauti nella comunicazione. La divulgazione delle
attività astronautiche con il grande pubblico e il
suo supporto oggi è fondamentale.
A proposito di comunicazione, lo dico
con un certo orgoglio, da giornalista, noi italiani abbiamo mandato nello
spazio addirittura un “collega”. Il nostro Franco
Malerba infatti è anche un giornalista pubblicista, anche se lo è diventato dopo la missione.
D. Quali sono le prossime tappe dell’ASI (Agenzia Spaziale
Italiana)
R. L’Italia è il terzo Paese europeo
in termini di contributi verso l’ESA
e svolge un ruolo da protagonista. Oltre alla collaborazione con l’ESA, l’ASI sta sviluppando un progetto insieme all’agenzia spaziale cinese
che ha come obiettivo la creazione di un satellite
per lo studio dei terremoti. Ma un
grande e suggestivo programma, ormai imminente, è ExoMars, che l'ESA
realizza con l'agenzia spaziale russa: due sonde che verranno lanciate la prima
nel 2016 e la successiva nel 2018. La prima farà atterrare un modulo
d'atterraggio fisso, lo Schiaparelli, la seconda un rover che non avrà nulla da
invidiare da quelli americani. I nostri centri di ricerca e le aziende sono
mobilitate al meglio per questa doppia missione che andrà a caccia di forme di
vita, sia pure biologica, su Marte.
D. Attualmente ci sono astronauti italiani in
addestramento?
R. Attualmente no, almeno non dopo le
due missioni consecutive di Luca
Parmitano e Samantha Cristoforetti.
In futuro è molto probabile che questo accada ancora: i nostri astronauti d'altra parte
rappresentano anche il grande contributo del nostro paese alle attività
spaziali.
D. Prevedi un ritorno dell’uomo sulla Luna a breve?
R. I cinesi sono i favoriti, ad oggi, per essere i prossimi ad andare sulla Luna. A questo si aggiunga anche la costruzione di una loro stazione spaziale che dovrebbe essere
pronta per il 2022/23.
Gli americani e l’ESA stanno invece spostando
l’attenzione verso gli asteroidi e Marte,
quindi gli obiettivi sono diversi, anche se la Luna offrirebbe una maggiore facilità di partenza verso questi
obiettivi a causa della minore forza di gravità.
D. A proposito di Marte, se ne è parlato molto come “nuova
frontiera” dell’astronautica. E’ davvero una meta “fattibile” dal punto di
vista tecnico e finanziario?
R. Si e il “profeta” di questa
visione ha anche un nome e un cognome: Robert Zubrin, presidente della Mars Society. Ho avuto la possibilità di intervistarlo grazie ad un
convegno organizzato dalla Mars Society Italia.
Zubrin ha dichiarato
che potremmo decidere anche domani di andare verso Marte. Secondo lui si potrebbe azzardare una strategia suddivisa in
2 step.
In prima battuta si invierebbero su Marte dei moduli per la costruzione
della colonia e dei servizi di sussistenza, come ad esempio l’ossigeno, i
moduli abitativi ecc.
In un secondo momento, con la
“finestra successiva” verrebbero inviati gli astronauti, tenendo conto che per
il viaggio di andata ci vorranno all’incirca 9/10 mesi, ai quali vanno aggiunti
i mesi di permanenza e i tempi di ritorno. Un paio di anni in tutto.
La difficoltà attualmente sta nel
reperire i fondi per questa avventura.
D. Quali sono i tuoi prossimi progetti editoriali ?
R. Sono impegnato in
qualche iniziativa editoriale, tra le quali una insieme al Prof. Walter
Ferreri, ed un'altra insieme al primo astronauta italiano, Franco
Malerba.
D. Sei un divulgatore scientifico, al termine
dell’intervista, chiedo sempre ai “colleghi” di regalarci una definizione
“propria” della divulgazione scientifica.
R. Il divulgatore è colui che traduce
con termini alla portata di tutti i temi che tratta. Che sia il ragazzino delle
elementari, la casalinga di Voghera o il professionista affermato, tutti hanno il diritto di comprendere quello
che il divulgatore comunica.
L’astronautica è un tema stimolante e
quindi è un po’ più facile trasmettere le informazioni e la passione. Perché
credo che sia importante, oltre alle nozioni tecniche condividere anche la
passione per il nostro lavoro e lo spazio.
E. Macaluso
* Intervista al Prof. Walter Ferreri