Abstract:
L’articolo vuole dare una visione
aggiornata, al momento della stesura, circa il fenomeno dell’inquinamento
luminoso in Italia e i relativi effetti sull’ambiente, la salute dell’uomo e i
fattori sociali ad esso correlati. L’analisi comunicativa vuole mettere in
evidenza andamenti e potenziali evoluzioni delle linee guida comunicative,
strategiche e divulgative.
(Uno scorcio del lato non illuminato del nostro pianeta
ripreso dalla Stazione Spaziale Internazionale – Copyright Nasa / Esa)
Premessa:
Uno dei primi fattori con il
quale un divulgatore scientifico
entra in contatto confrontandosi con la platea è la necessità di mettere in
evidenza la differenza tra valore reale
e valore comunemente percepito. Le
percezioni legate al fenomeno dell’inquinamento
luminoso che abbiamo riscontrato preparandoci alla stesura di questo
articolo sono molte. Attraverso questa analisi desideriamo fare “il punto della
situazione” in relazione alle ricadute sull’ambiente e sull’uomo
dell’inquinamento luminoso e mettere in evidenza alcune carenze di natura
socio-culturale legate proprio a questo tema.
Il primo valore percepito da
sfatare è quello che vuole l’inquinamento luminoso come un problema che
interessi solo astronomi, astrofili e “amanti del cielo”.
Questa comune visione
probabilmente è dettata da una divulgazione
scorretta, non tanto dal punto di vista del linguaggio, quanto per la scelta dei
canali di comunicazione adottati per
raggiungere una platea che spesso non è massificata, ma di nicchia. In
divulgazione, come in comunicazione e
nel marketing, il concetto
causa-effetto è diretto. Se ci troviamo di fronte ad un’idea errata da parte della
popolazione su una questione scientifica (effetto), si deve tornare indietro
nel processo divulgativo e cambiare qualcosa nei canali e nei protocolli di
comunicazione. In altre parole bisogna lavorare sulla causa, cercando di
comprendere i meccanismi in grado di trasformare un “fattore di nicchia” in un
“fattore di massa”.
Nel corso degli ultimi anni si
sono moltiplicate le attività divulgative dedicate alla lotta all’inquinamento
luminoso. Vengono organizzati convegni internazionali per affrontare questo
problema e sono nate attività interessanti di azione “partecipativa”. Ma chi
partecipa generalmente a queste attività? Come vengono promosse? Ai convegni
continuano a partecipare esperti e scienziati, mentre gli abstract e i reportage di questi incontri e degli studi che
rivelano realtà talvolta inquietanti – e di interesse pubblico – si continuano
a trovare in ambiti specifici, su siti e riviste di settore. Sarebbe opportuno
attivare azioni non solo di divulgazione ma di sensibilizzazione di massa attraverso
la creazione di media partnership ad ampio spettro, utilizzando canali, fattori
tecnici comunicativi e linguaggi che raggiungano l’opinione pubblica e la
sensibilizzino al punto da creare un fattore di pressione sociale nei confronti
di chi legifera.
Attraverso questo articolo
quindi, desideriamo dichiarare che l’inquinamento luminoso è un problema serio
e reale, con ricadute dirette e indirette sulla salute dell’uomo, degli animali
e del pianeta. Un problema che riguarda tutta l’umanità
Inquinamento luminoso: definizione e descrizione del fenomeno
La foto pubblicata all’inizio di
questo articolo è sicuramente intensa e di grande effetto. Rappresenta uno
scorcio della Terra ripresa dalla Stazione
Spaziale Internazionale (ISS -
International Space Station - ndr)
durante uno dei suoi 15,5 passaggi giornalieri sul lato non illuminato del
pianeta. La presenza dell’uomo è evidente. Città e agglomerati urbani sono ben
visibili e riconoscibili.
Per quanto possa essere
affascinante, questa foto rappresenta perfettamente il fenomeno
dell’inquinamento luminoso. Per comprenderlo dobbiamo fare un piccolo sforzo
nel cambiare il punto di prospettiva di questa immagine. L’uomo infatti si è
evoluto per vivere sulla Terra, guardare e
interagire con il suo ambiente circostante, compreso il cielo. Solo pochi
membri della razza umana hanno l’opportunità di vivere per un periodo attorno
al pianeta e godere di questa visione. Molto del fascino di questa immagine è
data dalla prospettiva inedita che ci regala e che noi non potremmo vedere in
prima persona. La verità purtroppo è che la maggior parte della popolazione
mondiale – praticamente tutta – si trova dentro quegli ammassi luminosi e da lì
non riesce guardare il cielo e lo spazio. Quella luce artificiale che ci circonda
non ci permette di godere, a nostra volta, di spettacoli naturali affascianti e
a noi sconosciuti. Eppure sono lì. Ogni singolo giorno.
Definizione di Inquinamento
luminoso: Secondo Pierantonio
Cinzano (1), per inquinamento luminoso si intende qualunque alterazione
della quantità naturale di luce presente di notte nell'ambiente esterno e
dovuta ad immissione di luce di cui l'uomo abbia responsabilità.
Una delle prime cose che colpisce
leggendo la definizione è l’utilizzo della parola “alterazione”, perché come in
altre tipologie di inquinamento, fa ben comprendere il “peso” che l’essere
umano imprime sull’ambiente che lo circonda.
La seconda riflessione è di
natura deduttiva. Si evince infatti che non esiste il concetto di buio
assoluto. Questo perché il cielo e gli astri che lo riempiono rappresentano una
fonte di illuminazione, che risulta limitata ai nostri occhi a causa dell’illuminazione artificiale che ci circonda.
A questo si aggiunga un altro
fattore negativo, secondo il quale l’inquinamento luminoso, rispetto ad altri
tipi di inquinamento, ha la capacità di colpire aree in cui non vi è la
presenza diretta dell’uomo.
La gravità del fenomeno, come
spesso capita, è ben comprensibile attraverso alcune statistiche:
- La Via Lattea è
invisibile ad un terzo dell’umanità. In questa statistica rientrano il sessanta
per cento degli europei e l’ottanta per cento della popolazione nord americana.
- L’ottanta per cento della popolazione mondiale (di questa
il 99% della popolazione statunitense ed europea), vive sotto un cielo
inquinato da luci artificiali e con la preclusione alla vista del cosmo.
In questo contesto, la situazione
dell’Italia si pone in modo
drammatico al centro del problema, con statistiche impietose:
- L’Italia è tra i Paesi più industrializzati, quello che ha
il triste primato dell’inquinamento luminoso.
- L’ottanta per cento della popolazione italiana non riesce
a vedere la Via Lattea e un cielo stellato incontaminato.
Questa la fotografia che è emersa
dal “The
new world atlas of artificial night sky brightness” (2), (Nuovo atlante
mondiale della luminosità artificiale del cielo notturno – ndr), pubblicato nel giugno del 2016 sulla prestigiosa rivista
scientifica Science Advance. L’atlante è frutto del lavoro di un team
internazionale che vede la presenza di
ben 3 membri italiani: Fabio Falchi, Pierantonio Cinzano e Riccardo Furgoni.
Tutti e tre i ricercatori
appartengono all’Istituto di Scienza e
Tecnologia dell’Inquinamento Luminoso (Light
Pollution Science and Technology Institute - ndr) di Thiene in provincia di
Vicenza.
Nell’immagine presentata di seguito,
e facente parte dell’Atlante, si può evincere quanto la situazione in Europa, e
soprattutto in Italia, possa essere definita
grave e drammatica.
(Immagine dell’Europa tratta da “The new world atlas of artificial night sky
brightness”, Science Advance,
10 june 2016, Vol 2, n° 6 –
Copyright Science Advance e rispettivi titolari)
Ma come abbiamo indicato nella premessa non si tratta “solo
di un fattore osservativo”. È giunto quindi il momento di porre delle domande
alle quali provare a dare una risposta nei prossimi paragrafi.
- Quali sono gli effetti dell’inquinamento luminoso
sull’essere umano?
- Quali sono gli effetti sulla flora, la fauna e l’ambiente?
- Quali sono gli effetti in termini di sicurezza?
- Quali sono le ricadute economiche del fenomeno?
La salute:
Il nostro corpo si è evoluto
seguendo le necessità e l’esistenza dell’alternanza tra il giorno e la notte.
Tra la luce e il buio. L’essere umano è soggetto a quello che si chiama ritmo
circadiano.
Definizione di ritmo
circadiano: Secondo l’enciclopedia Treccani (3) per ritmo circadiano, si intende il Ciclo che si compie all'incirca
ogni 24 ore, con cui si ripetono regolarmente certi processi fisiologici.
I ritmi circadiani sono regolati
da fattori interni (il cd. orologio biologico)
ed esterni (per es. luce e temperatura).
Nelle piante, sono esempi di r.c. i movimenti di apertura e chiusura degli
stomi, così come l'apertura e la chiusura di certi fiori. Negli animali,
seguono un r.c. il ciclo sonno-veglia e la produzione di alcuni ormoni (per es.
la melatonina secreta dall'epifisi).
L’esposizione prolungata del corpo umano alla luce artificiale
modifica e altera i naturali ritmi circadiani. Questo problema è all’attenzione
di molte prestigiose università e dell’OMS,
l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Si è scoperta un’alterazione
estremamente grave del nostro bioritmo nell’alternanza giorno/notte.
La ghiandola pineale infatti, ha il compito di produrre serotonina di giorno e melatonina di notte, mentre il nostro
corpo non viene illuminato.
Per questa ragione, proprio l’OMS
ha inserito l’inquinamento luminoso tra i fattori “probabilmente cancerogeni”.
Questa indicazione è avvenuta dopo studi scientifici e statistici che hanno
evidenziato una più alta insorgenza di tumori tra coloro che per motivi
professionali operano di notte, quindi sotto illuminazione artificiale. Nelle
donne si è osservata una più alta incidenza nel tumore al seno, mentre negli
uomini è stato identificato come critico un probabile aumento del tumore alla
prostata.
Inoltre, l’alterazione del ritmo
circadiano ha ricadute negative sulla qualità del sonno con evidenti
conseguenze dirette e indirette sulla qualità della vita e la salute.
Tra le principali patologie
derivanti dai fattori di cui sopra troviamo: depressione, diabete, depressione del
sistema immunitario e obesità.
Per coloro che volessero
approfondire l’argomento, comunichiamo che gli studi, le analisi e tutte le
pubblicazioni dedicate a questi fenomeni medici sono disponibili nei database di
università, riviste scientifiche e dalla stessa OMS. Al contrario di quanto
avvenuto talvolta in altri campi medici e scientifici, quello che colpisce è la
coerenza e la conversione dei dati da parte di molti dei team internazionali
coinvolti a livello globale in questo tipo di ricerche.
Volutamente, non forniamo link o
indicazioni specifiche, proprio per lasciare libero il lettore di poter fare le
proprie ricerche secondo le fonti che ritiene più opportune.
Ambiente: (flora e
fauna)
Nella definizione
dell’enciclopedia Treccani relativa al ritmo circadiano che abbiamo incontrato
nel paragrafo relativo alla salute troviamo la seguente affermazione: “Nelle
piante, sono esempi di r.c. i movimenti di apertura e chiusura degli stomi,
così come l'apertura e la chiusura di certi fiori”.
Si evince quindi che anche la
flora subisce in modo diretto gli effetti dell’inquinamento luminoso.
La salute della flora mondiale, purtroppo, si trova
quasi sotto assedio.
Questo perché oltre
all’inquinamento luminoso, che sottolineiamo ancora, interessa anche luoghi
come le riserve naturali nei quali non c’è la presenza diretta dell’uomo,
bisogna prendere in considerazione anche altre forme di inquinamento e il riscaldamento
globale, con tutte le sue ricadute sui cicli stagionali che ormai sono
irregolari. Le piante ci stanno insegnando che può “impazzire” anche chi non ha
un cervello.
Anche gli animali stanno subendo
gli effetti dell’inquinamento luminoso. Come gli uomini infatti, il ritmo
circadiano interessa anche gli animali e regola tutte le attività del ciclo
giorno/notte. Di conseguenza, si stanno alterando anche le funzioni bioritmiche
e vitali di specie che non possono essere definite “domestiche”.
In relazione al mondo animale,
dobbiamo prendere in considerazione un altro fattore molto importante che
interessa le specie migratorie, e in particolar modo i volatili. Per gli
uccelli che regolano i propri cicli vitali attraverso la migrazione in aree di
temperatura congrue durante l’anno, le stelle rappresentano dei punti di
riferimento. Delle vere e proprie “guide” da seguire per raggiungere il punto
di sosta successivo. Un po’ come per noi l’utilizzo del navigatore durante i
nostri viaggi.
L’inserimento di luci artificiali
nell’ambiente tende a “confondere” i flussi migratori e gli animali che li compiono.
Sono sempre più frequenti i casi di ritrovamento di animali deceduti in aree
lontane da quelle in cui dovrebbero
trovarsi.
Sicurezza:
Questo è uno di quei temi in cui
il valore percepito e la credenza popolare si allontanano maggiormente dalla
realtà. L’assioma più comune è “più illuminazione = maggiore sicurezza”. Nulla
di più lontano dalla realtà.
Avere una strada eccessivamente
illuminata, crea una maggior difficoltà per l’occhio umano di scorgere pericoli
nascosti negli anfratti dove la luce non può arrivare. Se una persona con
cattive intenzioni nei confronti di un altro soggetto si nascondesse in un
“cono d’ombra”, il malcapitato avrebbe maggiori difficoltà a scorgerla. Per
comprendere meglio questo concetto si pensi a quando in una giornata assolata
si entra con la propria auto all’interno di un tunnel non molto illuminato. Nei
primi secondi, gli occupanti dell’auto cercano solo di tenere il giusto senso
di marcia e hanno una capacità di visione limitata se non addirittura nulla.
La sicurezza quindi non è
garantita dalla maggiore illuminazione, ma dalla migliore illuminazione.
Questo significa che deve essere
costante e ben distribuita, e non deve creare una forte differenza tra le zone
di luce e quelle d’ombra.
Ma ancor di più, osservando con
maggiore attenzione si potrebbe comprendere quanto l’illuminazione abbia in
realtà un potere abbastanza limitato nella prevenzione della microcriminalità.
Sarebbe opportuno domandarci
quindi se abbia un potere deterrente maggiore una strada eccessivamente
illuminata o una strada correttamente illuminata, in cui sono presenti
telecamere attive e ben segnalate.
Situazione in Italia:
fattori economici e politici:
Una delle tendenze nell’illuminazione pubblica in Italia vede
il passaggio dalle vecchie lampadine al LED.
Questa evoluzione viene comunicata come un fattore di notevole diminuzione
della spesa pubblica unita ad un potenziale miglioramento dell’illuminazione e
della sicurezza. Allo stato attuale dei fatti però non è così.
Il posizionamento di nuovi
lampioni e/o, in alcuni casi, la modifica dei lampioni già in essere, rappresenta
un forte investimento da parte degli enti pubblici interessati da questa
operazione. In più si sarà notato, laddove sia stato già effettuato questo passaggio,
che la luminosità è molto forte.
Il LED dal punto di vista
gestionale ha dei vantaggi, soprattutto in ambito di manutenzione, con una vita
media più lunga rispetto alle lampadine tradizionali. Tuttavia, l’utilizzo
della tecnologia LED in modo così “spinto” tende ad abbattere il rapporto
positivo tra costi/benefici.
Un altro fattore non a favore
dell’attuale utilizzo riguarda la tecnologia LED stessa. I LED più efficienti
infatti hanno una luce molto “fredda” con una forte componente blu (oltre i
6.000 K). Per migliorarne il confort visivo bisognerebbe andare su tonalità più
calde, con una riduzione però in termini di efficienza. Come abbiamo visto nel
paragrafo dedicato alla salute, questo tipo di approccio ha ricadute dirette e
indirette. (4)
Dal punto di vista legislativo,
la situazione è molto complessa. Come succede in altri ambiti in Italia, la paternità
legislativa è affidata alle regioni. Di conseguenza, non è possibile legiferare
a livello nazionale. Attualmente ci sono regioni che non hanno intrapreso nessun
tipo di azione nei confronti di questo problema e altre che si stanno muovendo
più attivamente. Oltre alle difficoltà dettate dalla non omogeneità dell’azione
sul territorio, bisogna prendere in considerazione le azioni messe in atto
dalle associazioni e dai gruppi di interesse dei produttori, che non auspicano
un cambio immediato dal punto di vista legislativo, visto che verrebbero messi in
dubbio molti contratti in essere con gli enti pubblici che stanno investendo
nel passaggio al LED. Un potenziale danno economico di milioni di euro, che
però, nei fatti, non sta abbattendo i costi delle bollette energetiche del
Paese.
Oltre all’illuminazione pubblica,
il fenomeno dell’inquinamento luminoso ha un altro grande alleato: l’illuminazione
privata. Insegne, luci sui balconi lasciate accese e altre fonti luminose fanno
lievitare i costi di gestione del sistema economico legato all’energia
elettrica e contribuiscono agli effetti negativi che abbiamo già incontrato nel
corso di questo articolo.
A tal proposito dobbiamo prendere
in considerazione anche alcuni costi indiretti legati all’inquinamento
luminoso. Tra queste, le ricadute sul sistema sanitario nazionale. Un aumento
dell’incidenza di patologie crea malati che diventano pazienti, con costi che
ricadono sul sistema sanitario pubblico.
A questi si possono aggiungere
anche i costi per la ricerca scientifica
e astronomica. A causa
dell’incidenza dell’inquinamento luminoso portano molti nostri astronomi, astrofisici e ricercatori
a dover effettuare le loro ricerche all’estero, con un aumento dei costi
notevoli rispetto alle ricerche autoctone.
E la lista dei costi indiretti
potrebbe essere molto più lunga.
Il contatto con il
cielo
Fin dalla sua apparizione sul pianeta, l’uomo ha sempre avuto un
contatto diretto con il cielo. Dal
punto di vista antropologico e sociale esiste un filo invisibile che collega
l’essere umano al cosmo. Legame che
è stato portato in diversi ambiti sociali. Dall’economia all’agricoltura,
passando dalla ricerca scientifica fino a quelli culturali.
Intere economie fondate
sull’agricoltura si basano sulle fasi lunari e le stagioni, mentre le più
“evolute” che stanno tentando di utilizzare le fonti di energia rinnovabili si
basano sull’alternanza giorno/notte e lo sfruttamento dell’energia che
scaturisce dal sole.
Nell’aprile del 2016, durante
un’intervista sull’inquinamento luminoso (5), l’astronomo Alberto Cora (Osservatorio
Astrofisico INAF di Torino), ha raccontato un case history molto indicativo. Il 17 gennaio
1994 un terremoto colpì la città di Los
Angeles negli Stati Uniti d’America. A causa del sisma, intere aree della
città vennero isolate e rimasero al buio. I centralini della polizia, dei
vigili del fuoco e del locale osservatorio
vennero presi d’assalto perché molti videro nel cielo una strana (in alcuni
casi spaventosa) luminescenza. Era la Via Lattea.
La maggior parte dei bambini e
dei giovani adulti del mondo non ha mai visto la Via Lattea, la galassia della
quale facciamo parte, il piccolo borgo al quale apparteniamo all’interno dell’universo.
Sempre nel corso della stessa
intervista, Cora metteva in risalto anche un altro fattore sociale e
antropologico di grande impatto.
“Vedere il cielo aiuta a combattere la superstizione”.
Questa è una cosa che emerge spesso durante le visite serali all’osservatorio
del quale l’astronomo è addetto alle relazioni esterne. Gli amanti degli oroscopi e
dell’astrologia infatti, non potendo vedere il cielo, hanno difficoltà a vedere
che i parametri sui quali basano la loro pseudoscienza sono errati. Infatti è
risaputo che le costellazioni “zodiacali” siano 13 e non 12. In più, a
causa della precessione, le costellazioni sono tutte sfalsate di circa 30
gradi. Semplificando, quando si cerca il proprio “segno zodiacale”,
bisognerebbe prendere in considerazione quello precedente a quello indicato
dagli almanacchi. Anche in questo caso, al di là della “amatorialità” il
giro d’affari è enorme.
Conclusioni:
Come abbiamo osservato – e
dimostrato – l’inquinamento luminoso è un grave problema. Come tutti i problemi
deve essere risolto, anche se la soluzione, come spesso accade, è rappresentata
da un insieme complesso di piccole e medie soluzioni che risiedono e devono
essere operate in ambiti diversi, ma in modo coordinato.
Tuttavia ci sono interessi e una
situazione legislativa magmatica e disomogenea che rendono la risoluzione del
problema difficile e ancora lontana nel tempo.
Nel corso degli anni sono
aumentate le attività divulgative e tecniche in grado di coinvolgere i non
addetti ai lavori. Tra queste quella della “BuioMetria Partecipativa” (6) che
consigliamo di cercare.
Dal punto di vista strategico,
c’è la necessità di cambiare il paradigma comunicativo e tecnico.
Nel 2009 a causa di una
“pandemia”chiamata H1N1 è stata creata una forte pressione mediatica, che a sua
volta ha creato una forte pressione sociale in grado di “obbligare” molti Paesi
ad acquistare i vaccini. Vaccini che poi non sono stati utilizzati, durante e
dopo una pandemia che ha avuto un numero di decessi inferiori rispetto a molte
altre influenze.
La società rappresenta “volumi”, che
possono essere quantificati e soprattutto possono sviluppare il loro diritto di
opinione sotto diverse forme democratiche. Risulta quindi opportuno, dal punto
di vista strategico attuare un nuovo
modello di divulgazione scientifica massificata, anche privato se
necessario.
Quel che è certo, al di là
dell’entità del problema, sono le ricadute e gli effetti che è ormai dimostrato
l’inquinamento luminoso abbia negli ambiti che abbiamo individuato in questo
articolo.
Emmanuele Macaluso
(7)
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Nota: La posizione di
TheCOSMOBSERVER circa l’inquinamento luminoso
TheCOSMOBSERVER si rende disponibile a valutare progetti di divulgazione
e comunicazione on e off line al fine di poter dare il
proprio contributo nel miglioramento dell’attuale situazione dell’inquinamento
luminoso in Italia e all’estero.
Note biografiche:
> (1) Pierantonio Cinzano è
membro dell’Istituto di Scienza e Tecnologia dell’Inquinamento Luminoso (Light
Pollution Science and Technology Institute) di Thiene, Italy. E’ uno dei firmatari
del “The new world atlas of artificial
night sky brightness” del 2016
> (2) Falchi F., Cinzano P., Duriscoe D., Kyba C. M. C., Elvidge C.
D., Baugh K., Portnov B. A., Rybnikova N. A., Furgoni R., “The new world atlas of artificial night sky
brightness”, Science Advance, 10 june 2016, Vol 2, n° 6, e 1600377, DOI
10.1126, sciadv.1600377, http://advances.sciencemag.org/content/2/6/e1600377
> (4) M. Nathaniel Mead, “Benefits of Sunlight: A bright Spot for
Human Healt”, Enviromental Health Perspectives vol. 114, n° 4 aprile 2008
> (5) Macaluso E.,
“Personaggi e personalità: Intervista ad Alberto Cora sull’inquinamento
luminoso”, TheCOSMOBSERVER, 7 aprile 2016, https://thecosmobserver.blogspot.it/2016/04/personaggi-e-personalita-intervista-ad.html
> (6) Giacomelli A.,
“Misuriamo il buio del cielo con la BuioMetria partecipativa”, Nuovo Orione n°
300 pag. 26, maggio 2017, Gruppo B Editore
> (7) Short bio disponibile
qui: http://thecosmobserver.blogspot.it/p/chi-siamo.html
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